BRICIOLE DI RICORDI LUCERINI "DON VITELLONE"
Don Alfonso di Giovine - Sacerdote
di Nicola Chiechi
Oggi, primo Agosto, ricorre la festa liturgica di Sant’Alfonso Maria dei Liquori, Patrono degli avvocati. Il nome di questo santo, tanto importante, dalle miriadi attività prima e dopo la vocazione sacerdotale, mi ricorda un altro sacerdote di Lucera, non già per le doti straordinarie del Santo di Pagani, conosciuto da tutti anche per la celebre canzone natalizia “Tu scendi dalle Stelle”, bensì per il semplice fatto che il nome Alfonso, sempre, e in occasione del 1°Agosto, mi fa ricordare il caro e indimenticabile don Alfonso di Giovine, lucerino doc.
Ricordo ai più giovani che Don Alfonso, amabilmente conosciuto a Lucera come "Un Vitellone", era un sacerdote molto alto e robusto, dal carattere allegro, che a volte dava l'impressione di essere alquanto burbero. Aveva la parola facile e pronta a qualsiasi provocazione di chi, come succede, ti vuole sfrigoliare. Faceva parte della generazione di alcuni confratelli che oggi rischiano di cadere nell'oblio, come, ad esempio, gli indimenticabili don Eduardo di Giovine, direttore e creatore della Corale Santa Cecilia, don Giuseppe Rossetti, parroco di S. Matteo al Carmine ed altri sacerdoti della vecchia guardia, ma con delle diverse peculiarità .
Don Alfonso era un pretone facilmente distinguibile, non solo per la lunga tonaca nera, ma, soprattutto, per la sua eccezionale stazza. Rispetto agli altri egli poteva dare l’impressione di essere il meno colto, il meno dotato di un'oratoria suadente, accattivante e seducente. Ma chi aveva modo di conoscerlo bene, poteva riscontrare nel sacerdote un uomo dotato di grande fede, sempre pronto, col Vangelo alla mano, a porgere una parola di speranza, di conforto e di fiducia nei confronti dei bisognosi e degli ultimi.
Chi scrive, conobbe don Alfonso, e diventò suo amico, tramite un altro sacerdote, suo coetaneo, don Luigi de Cesare, per lunghi anni parroco di Roseto Valfortore, il quale prima era stato parroco di San Giovanni Battista a Lucera. Don Luigi, un uomo di grande cultura, i cui punti di riferimento lucerini erano le famose botteghe Valeno e Catapano, in quegli anni aveva avuto modo di conoscere molto bene il confratello, ed era diventato suo caro e fedele amico. I due sacerdoti avevano in comune modi di scherzare, di fare battute, di raccontare fatti e barzellette.
Raccontava spesso don Luigi che don Alfonso, del quale aveva comunque molta stima, era anche un piccolo produttore di vino, e il dippiù lo vendeva abitualmente a consumatori del posto. Egli solitamente portava il vino da vendere in fiasconi di cinque o dieci litri, sotto la lunga zimarra. Per lui, cosi corpulento, portare uno o due di quei boccioni era uno scherzo: li copriva con il lungo talare, per paura di incontrare gli agenti delle tasse (Cf. Ricordi di Roseto…Ed. Catapano, Lucera, 2017).
Un giorno quelli del dazio lo fermarono nei pressi della sua abitazione di via Zunica, in quanto da tempo erano venuti a conoscenza che don Alfonso portava il vino di “contrabbando”, e gli chiesero: “Don Alfonso, cosa porti sotto la zimarra? “Ed egli, che aveva la parola facile e scherzosa, prontamente rispose: "Stavo appunto per portare in regalo questo vino da me prodotto a casa vostra, in occasione delle prossime festività". Quello, naturalmente, fu un modo geniale e piacevole per evitare rogne. Così i due agenti, dopo uno sguardo significativo, capirono, e, ancora una volta, ci passarono sopra. Altre battute su don Alfonso era solito raccontarle don Luigi, ce le faremo ripetere dal sacerdote un'altra volta, nell'altro mondo.