
Benito Mussolini e la lettera scritta a Padre Pio da Pietrelcina.
Non solo il "Duce" ma anche Adolf Hitler, informato dagli alti gerarchi nazisti, sapeva che a San Giovanni Rotondo il "Santo del Gargano" operava miracoli. A Vienna il "Terzo Reich" prelevò la "lancia di Longino". Il Fuhrer voleva impossessarsi anche della Sacra Sindone.
Agli inizi degli anni '20 in Italia sorse un partito politico che per oltre un ventennio diffuse nel Paese il seme di un acceso nazionalismo militarista il cui obiettivo era quello di opporsi, contrastare ed impedire strenuamente l'infiltrazione del comunismo russo bolscevico nello 'Stivale". Ispirandosi alla grandezza del leggendario "Impero Romano", il nuovo partito, "anticomunista", voleva restaurare il mito, le gesta ed i fasti del "Colosso dei Cesari" diffondendo nel popolo italiano sentimenti di sviscerata ammirazione per l' "Aquila Imperiale", esaltando il simbolo del potere di Roma nel mondo antico. Il fondatore di quel nuovo partito, anticlericale, aveva nutrito in passato un profondo rispetto per il socialismo al quale aderì per ferma convinzione politica. Qualche tempo dopo, deluso da quegli ideali, quell'uomo prese le distanze dal socialismo e fondò il Partito Nazionale Fascista. Quell'uomo era Benito Mussolini. Allo scopo di conservare il potere ed evitare che il suo "regime" potesse essere compromesso in caso di non intervento, il 10 giugno 1940 il "Duce" trascinò l'Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Il Paese entrò in conflitto con la Francia e l'Inghilterra a fianco della Germania. L' "infausta" decisione del dittatore romagnolo ebbe conseguenze catastrofiche per l'Italia. Mussolini salì al potere nel 1922. Tre anni dopo divenne "Capo" del Governo, nonché Primo Ministro Segretario di Stato. Era il 1925. Rimarrà saldamente al potere fino al 1943. I destini dell'Italia e del "Duce" incrociarono un uomo austriaco di sei anni più giovane di lui. Costui, dopo aver vissuto una gioventù difficile e stentata, accantonate le proprie ambiziose velleità artistiche, voleva infatti diventare un pittore paesaggista, agli inizi della Prima Guerra Mondiale si arruolò nell'esercito tedesco riuscendo tenacemente a scalare i vertici del Partito "Nazionalsocialista" fino ad assumere la leadership incontrastata. Nel 1933, dopo la morte del maresciallo Hindemburg, venne poi eletto con un plebiscito nazionale "Cancelliere" e Capo del "Terzo Reich". Assunse il potere assoluto l'anno seguente, divenendo nel 1934 il Capo del "Nazismo", uno tra i regimi più autoritari, violenti e sanguinari della storia. Quell'uomo era Adolf Hitler, nefasto ed oscuro profeta del nazionalismo estremista, fautore della dottrina politica più autoritaria, razzista e sopraffatrice che la storia ricordi, supremo sostenitore della superiorità della razza "ariana", la razza eletta. La sua "bibbia" fu se stesso e il "Mein Kampf". Mussolini e Hitler misero al muro la democrazia e le istituzioni democratiche. I due dittatori si incontrarono per la prima volta il 14 giugno 1934 a Venezia. Da quel giorno la stima, il rispetto e l'ammirazione reciproca rinsaldò sempre più le loro relazioni al punto da legittimare in seguito molte altre occasioni di incontro. La propaganda "Fascista" in Italia e quella "Nazista" in Germania iniziarono a mietere simpatie e proseliti. Il Duce, "ammaliato" dal folle progetto del Furher di voler conquistare l'Europa ed imporre il suo dominio al mondo, nel 1939 volle istituire con lui il "Patto d'Acciaio". Nacque così l'Asse Roma-Berlino. I Ministri degli Esteri dei due Paesi, Galeazzo Ciano e Joachim Von Ribbentrop, il 22 maggio 1939, a Berlino, sotto gli occhi del Fuhrer definirono tutti i dettagli del "Patto". L' alleanza italo-tedesca ispirata al principio della reciproca collaborazione politico-militare tra i due Paesi, venne definita dalla "propaganda" dei rispettivi regimi come il più forte ed efficace strumento in grado di garantire pace e stabilità alle due Nazioni. Il "Patto d' Acciaio" celebrò ufficialmente le "nozze" tra i due dittatori che in tal modo rafforzarono ulteriormente il loro idillio. I destini dell'Italia e della Germania, del "Fascismo" e del "Nazismo" erano ormai legati indissolubilmente, qualsiasi cosa accadesse e qualunque fosse, da allora in poi, il corso degli eventi. In realtà Hitler, dal canto suo, aveva sempre pensato di allearsi con Mussolini fin dal 1919. Il 25 agosto 1939, a sorpresa, cosa che scioccò la Francia, l' Inghilterra e Varsavia, il Fuhrer a sorpresa traguardò un altro "Accordo di amicizia" con Stalin, negoziando con lui una finta pace. In sostanza fu un reciproco "Patto" di non aggressione tra Unione Sovietica e Germania, concordante la spartizione della Polonia. In realtà nessuno credette all'amicizia tra Hitler e Stalin. Infatti la "Wehrmacht", le Forze Armate tedesche, il 1°settembre 1939 invase la Polonia e diede inizio alla Seconda Guerra Mondiale, il conflitto più cruento della storia dell'umanità. Orrori, atrocità, distruzione, torture, genocidio. Il conflitto mieterà più di 70 milioni di morti. Nei campi di concentramento nazisti oltre 6 milioni di ebrei verranno trucidati. La Germania verrà sconfitta, Berlino ridotta a macerie, l'Italia subirà la disfatta più umiliante della sua storia. L' Armistizio di Cassibile firmato dal generale Giuseppe Castellano il 3 settembre 1943 e proclamato dal Maresciallo Pietro Badoglio l'8 settembre 1943, le milizie partigiane, le forze alleate, la persistente presenza tedesca sul suolo italiano. Il Paese verrà liberato dagli Alleati il 25 aprile1945. La guerra è vinta da Stati Uniti, Inghilterra, Unione Sovietica e Francia. In Italia la nascita dei " Fasci italiani di Combattimento", derivati dai "Fasci di Azione Rivoluzionaria", coincise con un evento prodigioso. Da qualche tempo si era sparsa la voce che un frate cappuccino inviato dai suoi Superiori nel settembre 1916 in un piccolo e sperduto convento situato fuori dal centro abitato di un isolato, minuscolo e sconosciuto paese "arroccato" sulle dimenticate alture del Gargano, in provincia di Foggia, faceva miracoli ed operava prodigiose guarigioni fisiche e spirituali. Quel frate il 20 settembre 1918, un venerdì, mentre si trovava da solo a pregare nel "coro" del convento di Santa Maria delle Grazie, ebbe la visione di un misterioso personaggio. Quando l'apparizione terminò il religioso si ritrovò "piagato", grondante sangue, costretto a rientrare dolorante nella sua celletta quasi strisciando a terra. Il frate si era accorto di avere 5 ferite nella sua carne. Una al costato, due ai piedi e due alle mani. Aveva ricevuto i segni della Crocifissione di Cristo. La comparsa delle "stigmate" alle mani fece si che molti lo considerassero già santo. Quel frate era Padre Pio da Pietrelcina. Nel mese di giugno del 1919 il direttore del giornale "Il Mattino" di Napoli aveva inviato a San Giovanni Rotondo un giornalista, Renato Trevisani, con il preciso compito di verificare se quanto si diceva sul conto dello "stigmatizzato" corrispondesse o meno a verità. L' 11 novembre 1918, Pasquale Di Chiara, cancelliere della Pretura di San Giovanni Rotondo, cadde rovinosamente dalle scale di un albergo del paese garganico riportando serie conseguenze. Dopo mesi di cure specialistiche l'uomo fu costretto a camminare con il bastone. Trascinando con enorme difficoltà la sua gamba rimasta lesa a causa della caduta, accusava spesso stanchezza e disagio. Suo malgrado era costretto a sedersi per lungo tempo. La sua esistenza era diventata difficile e penosa. Il cancelliere sangiovannese era anche padre di una bambina di tre anni affetta da paralisi infantile. Il 10 giugno 1919 il Di Chiara e la moglie si recarono in convento per chiedere a Padre Pio la "grazia" per la loro figlia. Il frate vedendo il cancelliere si avvicinò a lui e gli disse: "Getta via il bastone". Pensando di non aver compreso bene, l'uomo rimase stupìto ed interdetto. Padre Pio gli ripetè una seconda e poi una terza volta: "Uagliò, getta il bastone poi vattene e cammina". Non senza esitazioni il cancelliere gettò a terra il bastone. In quel preciso istante avvertì un forte calore alla gamba "offesa" che si trasmise fino al piede. Non credendo ai suoi l'uomo, ancora esitante, iniziò a camminare. Renato Trevisani assistette di persona a quel prodigio. Il giornalista partenopeo scrisse subito un lungo articolo pubblicato poi ufficialmente il 21 giugno 1919 sul "Mattino" di Napoli. L' articolo di Trevisani fu un lampo a ciel sereno. Da Napoli la notizia del miracolo pian piano si diffuse al punto da essere ripresa anche da altri cronisti italiani e da un giornalista iberico che la diffuse in Spagna. La guarigione operata da Padre Pio continuò a far notizia in Europa spargendosi anche in Germania, Portogallo, Francia, Irlanda, Inghilterra, Brasile, Argentina, Bolivia ed Uruguay. Da quel 21 giugno 1919, per 52 lunghi anni, il santo di Pietrelcina non ebbe più un giorno di tregua nella sua lunga e sofferta esistenza. Gente di ogni condizione sociale, umili contadini, illustri intellettuali, artisti, prelati, scienziati, sportivi, letterati, filosofi e "teste coronate" si riversarono nel convento di San Giovanni Rotondo per confessarsi da Padre Pio e chiedere al santo cappuccino consigli, grazie, guarigioni, aiuti materiali e spirituali. Anche Benito Mussolini lesse quella notizia sul "Mattino" di Napoli e cinque anni più tardi, nel 1924, decise di scrivere di suo pugno una lettera al frate sannita. Nella missiva si legge che il "Duce" ringraziava Padre Pio "per averlo riportato a Dio e per avergli restituito la fede". La lettera è autentica ed è datata 2 giugno 1924. È noto che i "Servizi Segreti" nazisti erano tra i più efficienti al mondo durante la guerra. Le "spie" del Terzo Reich erano praticamente infiltrate ovunque in Europa. Uno dei gerarchi di Hitler, Reinhard Heydrich, Capo dei "Servizi di Sicurezza" delle SS, aveva ricevuto su Padre Pio precise informazioni dalla Gestapo, la Polizia Segreta della Germania antisemita e di ciò aveva informato direttamente Henrich Himmler, "Responsabile" generale della intera "Intelligence" nazista. A sua volta Himmler comunicò le dettagliate informazioni ricevute a riguardo del frate di Pietrelcina direttamente ad Hitler. Il Furher ed i vertici del Terzo Reich, Himmler, Heydrich, Rudolf Hesse, Segretario personale di Hitler, Johannes Paul Kramer, Herman Goering, Ernst Rohm, Julius Streicher, Otto e Gregor Strasser, Rudolf Hoss e Joseph Paul Goebbels, sapevano perfettamente che a San Giovanni Rotondo, il "Santo del Gargano" operava miracoli. I nazisti, grandi cultori di riti esoterici, attribuivano grande potere alle reliquie del Cristianesimo. Nel 1940 avevano prelevato a Vienna la lancia con la quale il centurione romano Longino aveva trafitto il costato di Gesù crocifisso per accertarne la morte. Il Fuhrer voleva far suo anche il "Sacro Gral", la coppa dalla quale Gesù Cristo bevve durante l'ultima cena prima di essere ufficialmente condannato a morte dal Governatore romano della Giudea, Ponzio Pilato, nato a Telese. Il vero sogno di Hitler, però, era un altro. Impossessarsi della Sacra Sindone. Il Fuhrer diede ordine di rapirla. I nazisti volevano conoscere le esatte "dimensioni" del corpo di Gesù Cristo perchè ritenevano che quelle "misure" rappresentassero la perfezione universale. Nel 1940 Leonardo da Vinci aveva raffigurato su carta a penna ed inchiostro "l'uomo vitruviano", cerchiando le perfette dimensioni del corpo umano secondo gli scritti riportati dall'architetto romano, Vitruvio. I nazisti volevano andare oltre quella raffigurazione, consci che il disegno leonardiano veicolava un messaggio ben definito: l'uomo e l'universo sono specchio ed immagine di un ordine superiore. Rapire la Sindone, il lenzuolo funebre sul quale si era inspiegabilmente impressa l'immagine del Cristo morto con i segni della crocifissione, per il "Terzo Reich" significava acquisire una conoscenza immensa che avrebbe permesso loro di entrare in contatto con il "trascendente". Le esatte dimensioni del corpo di Gesù dovevano essere "trasmesse" ed "impresse" alla razza ariana per consacrarla definivamente alla "superiore" perfezione universale. Quando il 1°settembre 1939 Hitler invase la Polonia, i "Servizi Segreti" del Vaticano vennero a conoscenza del folle progetto del "Capo" del Terzo Reich di rapire la Sindone. Il Pontefice dell'epoca, Papa Pio XII, ordinò che il "Sacro lino", la reliquia più preziosa del Cristianesimo, fosse nascosta e custodita altrove. Nel Duomo di Torino non era più al sicuro. il 25 settembre 1939, segretamente, il "Sudario di Cristo" venne trasportato di notte nel Santuario dell'Abbazia di Montevergine, in provincia di Avellino, laddove i monaci benedettini la nascosero custodendola sotto uno degli altari presenti nel complesso monastico, rimanendo così protetta fino al termine del conflitto.
di Giuseppe Zingarelli